Ogni anno, appena arriva l'estate con temperature decenti, tiro fuori uno "Schiller" dalla cantina. Uno Schiller? Ho già raccontato la storia del Chur Schiller un anno fa, probabilmente due anni fa e molto prima. Quindi non c'è motivo di menzionare di nuovo il vino. O c'è? Non è stato il poeta, ma il colore "iridescente" del vino a dargli il nome. Storicamente - così si racconta - il vino (una specialità di Coira) era in realtà un prodotto del caso. "Quando il Pinot Noir arrivò su Graubünden nel XVII secolo, i viticoltori lo piantarono con le loro uve bianche e pressarono le due varietà insieme, come avviene ancora oggi secondo l'antica tradizione." Quindi un "Mariage" (matrimonio) tra bianco e rosso, da cui il colore rosso chiaro ma forte. 
A parte questa storia, due cose mi colpiscono - più o meno -: l'altissima gradazione alcolica (14,7 %vol) e il lungo periodo di conservazione. Parliamo dell'alcol: è lì che si trova l'azione per un "vino estivo". Quelli che si orientano verso il vino rosso chiaro (tipo rosé) e pensano di avere qualcosa di leggero e allegro nel loro bicchiere che (con questo caldo) non farà stancare gli occhi e le gambe, probabilmente si sbagliano. Il colore è ingannevole (come spesso accade). Non è un tipico vino estivo, anche se si beve fresco e quindi si adatta all'estate. L'altra cosa, la conservabilità, invece, mi ha sorpreso. Questo vino avrà presto otto anni e non è minimamente stanco. Non ha bisogno di questa lunga conservazione - non diventa più chiaro, più differenziato come fanno tanti rossi - ma sopporta il tempo, sembra ancora fresco, piccante, piacevole e divertente. Tuttavia, posso assicurarvi che berrò il prossimo Schiller molto prima; questa bottiglia è stata appena nascosta tra le più giovani.